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Old Friends

Mi guardo allo specchio e faccio una smorfia. Gli anni che ho si vedono tutti, sebbene mi tinga i capelli e vesta da ragazza. Rughe malevole mi percorrono il volto nei punti dove meglio evidenziano l’età che avanza. “Vaffanculo” penso. “Sono più vicina alla fine che all’inizio”. Mi aggrappo alla mia giovinezza perduta servendomi ancora del linguaggio esplicito e delle battute ciniche che mi hanno sempre caratterizzata. Ma non è che serva un granché. Nello sguardo ho l’ombra dei dolori vissuti e il timore di doverne vivere altri, anche peggiori. “Ma ‘sti cazzi”, dico, col tono beffardo di cinquant’anni prima. “C’è sempre il volo dal sesto piano” aggiungo seria.

Infilo il cappotto nero acquistato online dal megastore spagnolo per giovani, acchiappo lo zainetto e cerco le chiavi di casa, tirando giù qualche altra parolaccia perchè non le trovo. Poi le scovo: le avevo lasciate vicino al computer, con un gesto privo di senso. “Me sto a rincoglionì” penso. Ripongo le chiavi nella tasca esterna dello zaino dove ho già infilato il cellulare. Poi esco, chiudendo bene la porta con un totale di dodici girate in tutto suddivise in tre serrature. Non si sa mai.

Entro in macchina con uno scatto rapido, come se muoversi più lentamente fosse un intollerabile segno di vecchiaia. Spingo il pulsante dell’accensione e subito dopo quello della radio: non riesco a guidare senza ascoltare musica. Possibilmente a volume alto. Seleziono l’antico cd permanente con una sfilza infinita di brani anni 80, 70 e anche 60 (registrati alla rinfusa). “By order of the prophet/ We ban that boogie sound/ Degenerate the faithful/ With that crazy Casbah sound!” canto con i Clash, noncurante che i vicini di auto ferme al semaforo possano sentire qualcosa dei miei vocalizzi vintage.

Sto andando all’appuntamento con un vecchio amico dell’università. Con lui ho seguito i seminari e le lezioni, ho studiato, ho condiviso il primo lavoro post-laurea in un centro studi di alto livello e di bassa remunerazione. Non è mai stata una relazione romantica: eravamo veri amici perchè sì, ci può stare questo legame tra un maschio e una femmina. Ci incontriamo in un bar del centro. Siamo invecchiati entrambi, ma ci riconosciamo subito anche se sono tanti anni che non ci vediamo. Lui ha ancora tracce del suo biondo originale tra i capelli sbiancati, io sono ingrassata un po’ troppo. Ma ritrovarsi e vedersi con le facce da ventiquattrenni è un attimo. “Che te possino! Sei sempre uguale!” esordisco io. “E pure tu! Mannaggia a te!” dice lui ridendo. E’ vestito da ragazzo, jeans, sneakers, giacca a vento corta.

Ordiniamo gli aperitivi con gli stuzzichini e intanto che aspettiamo ci facciamo mille domande. Seguirsi sui social ti fa capire se gli “amici” hanno figli, animali, fanno viaggi, festeggiano un compleanno, ma non ti fa capire com’è la loro vita reale. Non ti fa capire se sono davvero felici, se hanno un amore vero o problemi grossi. Comunque. Lui è single dopo una lunga storia, io sempre con lo stesso uomo da anni. Niente figli per entrambi. Vite fuori binario, anomale. “Ma hai più visto nessuno di quelli dell’università?” “No, li ho persi di vista.” “Io qualcuno lo sento ancora.” “Io non ce la farei a vederli invecchiati, te invece sei sempre pischello, ‘tacci tua!”. “Te ricordi quando siamo andati alla festa del vino a Marino e se semo ubriacati?” “Te credo, con le fontane che davano vino!”. “Che scemi che eravamo!”.

Poi succede che, tra un sorso di prosecco e uno di spritz, ci si racconti cose che non si vorrebbero raccontare neanche a se stessi. Due malattie imponenti si stagliano nei nostri discorsi. Escono fuori così, come se parlassimo dell’ultimo film visto. La leggerezza con cui lui parla del suo cancro mi spiazza e mi ricorda quel suo modo lieve e sorridente di affrontare la vita. Così evito di andarci giù pesante con la mia patologia. “Va benino, sì, una rottura di coglioni ma è controllata, e tu?” “Insomma, me la cavo, sto sempre a famme analisi, tac, radiografie… e poi me ne torno al lavoro, mica posso sta’ a casa!”. “Io invece a casa ci lavoro, scrivo… finché me lo fanno fa’!”. “Io sto di servizio al centro storico… è sempre un gran casino!”. Ci viene da ridere come quando eravamo giovani e mangiavamo le orride caramelle Fisherman’s Friends.

Visti dall’alto sembriamo due vecchi marinai testardi che si ostinano a guidare le loro barchette in un mare agitato. Chissà se stiamo andando verso terra o verso il largo. Ma alla fine chi se ne importa?

foto realizzata con Image Creator/Microsoft Bing

1 pensiero su “Old Friends”

  1. A me piacciono sempre le tue storie. E credo che non sia necessario aver vissuto grandi avventure. A volte sono le cose semplici quelle che restano scolpite nel cuore e nei ricordi. E un incontro con un vecchio amico è sempre un’occasione speciale

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