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La 500 targata Roma 67

500 fiat

Qualche anno fa qualcuno mi disse che somigliavo a una Ferrari che si comportava come una Cinquecento. Io non ho nulla contro le Cinquecento, figuriamoci, è stata la mia prima macchina. Era targata Roma 67… e poi non ricordo altri numeri. Per mettere le marce dovevo fare la famosa doppia debraiata, ovvero quel veloce gioco di frizione e acceleratore che permetteva di ingranare la marcia senza danni.

L’automobilina era bianca e aveva gli sportelli a vento, ovvero con le cerniere posteriori. L’avevo in affidamento da mia madre. Ho rischiato varie volte di ammazzarmi, con la graziosa macchinetta, perchè ci ho fatto qualche testacoda scivolando sulle rotaie del tram. Su questi emozionanti accadimenti ho taciuto con i miei genitori, altrimenti mi sarei beccata una sgridata epocale. I miei erano così: se mi facevo male mi rimproveravano (e mi disinfettavano  le ferite con l’alcool a pioggia).  

Mia madre, che era un’adorabile svitata, qualche volta ci pigiava dentro la Cinquecento in sei (lei alla guida, io. mia sorella, la vicina di casa e i suoi due bambini) e ci portava a “cambiare aria” a La Storta, un paese a pochi chilometri da casa, ma fuori dal cartello “Roma”. Ci sembrava davvero di fare una gita lontani da casa e ci divertivamo in quell’impresa da Guinness dei Primati, sicuri che la Cinquecento ci avrebbe portati sani e salvi dovunque. Anche se a 40 chilometri all’ora.

La Cinquecento non c’è più ma forse le ho copiato il comportamento. Poca velocità, grande resistenza. E anche se davvero ho il motore della Ferrari, bé, sono a posto così.

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