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La mia amica geniale

io e stella piccole

Quando mi hanno licenziata, nel 2009,  mi sentivo come se mi avessero menato un paio di picchiatori professionisti. Dolorante e intontita. Ho passato settimane in sospensione, cercando di riacchiappare i pezzi della mia vita per ricomporli. Poi è arrivata la mia Amica. E’ un’Amica di quelle amiche così fighe che quando le stai accanto diventi una specie di entità trasparente. Ma non te ne importa, perchè la tua Amica è davvero così figa che t’illumina con la sua luce e ti fa diventare visibile. Non tanto perchè sia bellissima, ma per la sua forza interiore, la sua capacità di emergere dalla massa, la sua geniale indole artistica e la sua irresistibile simpatia. Io stavo uno schifo, lei mi ha raccattata e mi ha dolcemente coinvolta nei suoi progetti artistici.

E comincia per me un’avventura che mai avrei immaginato di poter vivere. Assisto, giorno dopo giorno, alla costruzione di un giovane artista, già dotato di suo di un talento smisurato ed una personalità carismatica, ma acerbo, impreparato, spigoloso. L’Amica lo plasma, lo forgia, lo allena, lo sgrida e lo loda, gli insegna a cantare, a muoversi, a vestirsi. Gli scrive le canzoni. Poi c’è l’Autore che, seduto al pianoforte, crea melodie e compone musiche per il Ragazzo. Lo prepara a partecipare alle selezioni per un talent show. Il Ragazzo ha il numero 12501. Non solo  passa tutti i provini, ma vince quell’edizione. E quindi va a Sanremo.

Piero, Marco, Massimo, Stefano, Silvia, Stella e io prima di Sanremo 2010

Il team di lavoro si mette all’opera, le canzoni probabili sono diverse, poi si riducono a due. Un pomeriggio si decide di mettere ai voti quale brano presentare al festival. Votiamo tutti, produttori, editori, musicisti. Io scelgo quello più melodico, troppo prudente come al solito. Vince la canzone più forte, più grintosa, più innovativa. E’ “Credimi ancora”. La mia amica assiste il ragazzo fino a un secondo prima che entri in scena e gli trucca gli occhi con  la matita nera. Lui arriva sul palco dell’Ariston con un fascino speciale e incanta tutti. Arriva terzo. Un trionfo. 

Stella, Zed, io, Piero

Si girano i video, la mia Amica li pensa e li fa realizzare. Si organizzano i concerti, sold out ovunque, e la mia Amica vuole fare degli eventi speciali ad ogni data: pensa di far arrivare un ospite a sorpresa sul palco. A sorpresa soprattutto per il Ragazzo, che non immagina chi salirà accanto a lui. Mi do da fare per coinvolgere altri artisti. Convinco Alex Britti a Roma, che entra suonando la chitarra. E invito Tullio De Piscopo a Napoli, che si siede alla batteria e trascina tutti a ballare e cantare. Penso di non essermi mai divertita in vita mia come in quei giorni. 

Ma il Ragazzo, diventato una star, fugge verso qualcosa di più “istituzionale”. La mia Amica ci sta male. Ma volta pagina e ricomincia a lottare, a pensare, a inventare. Decide di produrre una boyband, ma questa è un’altra storia. E un giorno, all’improvviso, l’Autore vola lassù, a comporre canzoni per qualcuno di molto, molto importante. L’Amica piange tutte le sue lacrime ma reagisce con la tenacia di una quercia durante una tempesta che vorrebbe strapparle le radici. Come fa sempre. Per questo è Amica mia.

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Quand’ero piccola così

Talvolta vorrei tornare indietro nel tempo e rivivere i miei anni migliori, quelli che in quel momento mi sembravano una vera schifezza. Il primo amore che mi prestava i dischi di Jimi Hendrix ma io ascoltavo Loy & Altomare, la neve sulla tenda in una mattina gelida di un campo scout, il Boxer Piaggio che si fermava quando non doveva (e sempre sotto la pioggia), le assemblee al liceo Castelnuovo dove invece di andare a sentire mi mettevo seduta sul prato con le amiche aspettando che il bello della scuola arrivasse sul suo Ciao bianco. Lo Zippo che faceva una fiamma bellissima, le sere passate a sentire Radio Città Futura e le prime Radio Libere, il quotidiano Lotta Continua comprato per darmi un tono senza mai leggerlo, il film Fragole e Sangue visto al Cineclub Tevere con le lacrime sul finale. 

In foto, io sono quella col fiore tra i capelli.

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C’eravamo tanto amati

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Del settimanale Cioè – che il 7 ottobre 2020 ha compiuto 40 anni – mi sono occupata per oltre 20 anni come caporedattore, fino al 2009. Il direttore (a parte un periodo infernale con un megalomane che si credeva chissà chi, oggi ben collocato al Tg2) era un nome messo lì per formalità. Prima di me ci sono stati i “padri fondatori”, dopo di me altri “addetti” che ancora lo tengono in vita. Nei tanti anni nei quali me ne sono occupata non sono stata sola: con me c’erano altre quattro persone, un piccolo gruppo di tre donne e un uomo a cui ho voluto molto bene e al quale ho rotto i coglioni in maniera esagerata. Individuavamo idoli e tendenze e li seguivamo come segugi, pensando a chi avrebbe sfogliato quelle pagine, ragazzine non più bambine e non ancora donne.

Cosa si provava quando si metteva insieme un numero di Cioé? Una lieve euforia e l’emozione di vedere le tue idee, e quelle degli altri, concretizzarsi in un articolo commissionato ai collaboratori o scritto da noi sulle macchine per scrivere Olivetti Lettera 35. E facevamo largo uso di bianchetto. Ci mettevamo i sommari, i titoli, le foto, mandavamo i testi alla fotocomposizione e tornavano indietro le “strisciate”. La nostra grafica impaginava i testi ritagliati e incollati sui menabò e le immagini schizzate dando loro un senso e un’armonia. Preistoria. Poi arrivarono i McIntosh.

Per Cioè hanno scritto tanti che poi sono diventati qualcuno e lavorano in testate importanti.  Per Cioè hanno disegnato in tanti, per le illustrazioni o per quelle quarte di copertina che diventavano tanti piccoli adesivi, una settimana, 52 idee diverse l’anno. E anche di più. Tante volte la facevamo con le foto. Qualcuno di quei formidabili disegnatori oggi è molto famoso come attore comico e musicista in coppia con un altro dei nostri geniali illustratori di allora.

madonna

Ho visto nascere superstar come Madonna, Duran Duran, Eros Ramazzotti, Fiorello, George Michael. E le boyband? New Kids on the Block, Duran Duran, Spandau Ballet, Backstreet Boys, Take That, gli attori come Tom Cruise, Brad Pitt, River Phoenix, Zac Efron. E Leonardo DiCaprio con la Titanic-mania. La potenza di MTV, il boom di telefilm come Bevery Hills 90210, la febbre delle soap opera come Beautiful, l’esplosione di Non è la Rai. E le lettere delle lettrici, scritte con le penne colorate, le rubriche più intime, dove si parlava di sentimenti, sesso, amore. E i test. Ne mettevamo anche cinque a settimana. 

images howard

La copertina più bella per me? Quella con Jovanotti e Roger Rabbit insieme. Per un sacco di motivi. Andai a vedere l’anteprima del film con un collega e al buio presi appunti per farne poi la fotostoria su Cioè, una specie di piccolo fotoromanzo che raccontava il film-evento di quell’anno, 1988. Fotoromanzo, che termine arcaico. Eppure era uno dei punti di forza del giornalino. Insieme ai 4 poster, ai supplementi cartacei (come l’album delle figurine di Non è la Rai, un lavoro colossale), e ai gadget, i regalini per i quali le teen agers impazzivano e che venivano fabbricati in Cina, forse ancor prima che tutto il mondo facesse costruire lì grandissima parte dei propri oggetti così da non poterne più fare a meno.

cioè. georgejpg

Durante quegli anni, per noi della redazione ci sono stati amori, matrimoni, figli, tradimenti, sconfitte, vittorie, partenze, arrivi. E gioie, dolori, delusioni brucianti e momenti esaltanti. Divertimento, complicità e liti furiose. C’è stata vita.